POSSESSORI
Risultato della ricerca
Mazza, Andrea <1724-1797>
Personale/collettivo: Personale
Forma di rinvio: Mazza, Giuseppe Antonio Maria
Codice: TP Note, dedica, postille e note di possesso manoscritte
Descrizione:
Nota manoscritta (sul frontespizio): ex libris d.no Joseph Antonii Mazza
ANDREA MAZZA, nacque a Parma il 21 novembre 1724 da Orazio e da Rosa Benelani e ricevette il nome di Giuseppe Antonio Maria. Compì i primi studi presso il collegio di Reggio Emilia. Il 15 ottobre 1741 fece professione per la Congregazione benedettino-cassinese nel monastero di S. Giovanni Evangelista di Parma e adottò il nome di Andrea. Compiuti gli studi teologico-filosofici a Padova, dove fu allievo di Jacopo Stellini, nel 1744 fu scelto tra i dieci monaci che a quel tempo la Congregazione inviava a Roma per approfondire gli studi di teologia (nei quali poté avvalersi dell’insegnamento del padre A. Bortoletti) e di diritto canonico (sotto la guida di Gabriele Maria de Blasi). In quel periodo gli fu affidata anche la custodia del monastero in cui risiedeva. Nel 1748 fece ritorno a Parma, dove fu impegnato nell’insegnamento della teologia fino al 1760. Subito dopo il M. fu nominato bibliotecario del suo monastero e divenne segretario dell’abate Lanfranco Gnabbi. Nel 1766 il M. curò l’edizione di alcune opere inedite di Galileo Galilei, Benedetto Castelli e altri, per il tomo IV della Nuova raccolta d’autori che trattano del moto delle acque (Parma). All’inizio del 1768 fu destinato alla Biblioteca, senza titolo ufficiale ma con la mansione di aiuto-bibliotecario di Paciaudi: le non poche incombenze di servizio che l’apertura al pubblico nel 1769 comportò, fra cui anche la distribuzione dei libri, gli impedirono di mettere a frutto le proprie competenze e guastarono il suo rapporto con Paciaudi stesso. Nel 1771 Andrea Mazza fu eletto priore del monastero di S. Giovanni; l’anno successivo compose le osservazioni al Cours d’études del Condillac (Parma, Biblioteca Palatina, Parmense, 644), già precettore a Parma dal 1758 al 1768. Sempre nel 1772, mentre Paciaudi conosceva alterne fortune, il M. ebbe ufficialmente il titolo di vicebibliotecario; seguì, nel 1774, quello di bibliotecario. Nel 1792 fu nominato nuovamente abate di S. Giovanni Evangelista, dove morì nel 1797
(Dizionario Biografico degli Italiani, v. 72, p. 474-476)
PID: NAPP001385
Collocazione:
Moffa, Desiderio <fl. 1690-1702>
Personale/collettivo: Personale
Codice: TP Note, dedica, postille e note di possesso manoscritte
Descrizione:
Note manoscritte (sul frontespizio): Ad usum D. Desiderij Moffi Monaci Cong.is Montis Virginis. Scriptum a me F.sco Accursio Petroni anno D.ni mill.mo septi.mo undecimo Kale...
DESIDERIO MOFFA, originario di Riccia (Campobasso), entra in monastero e nel 1690 effettua la vestizione, poi studente a Casamarciano (Napoli), al Goleto (Sant'Angelo dei Lombardi, Avellino), a Napoli, ad Aversa e Formicola, poi cellerario a Terranova (Napoli), agli inizi del 1700 sacerdote ad Ariano Irpino (Avellino), a Montevergine e a Penta (Salerno)
(Archivio di Montevergine, documenti manoscritti famiglia monastica di Montevergine)
PID: NAPP000029
Collocazione:
Monastero di Monteverginella <Napoli>
Personale/collettivo: Collettivo
Forma di rinvio: Monteverginella
Codice: TC Timbri conventuali e di ordini religiosi
Descrizione:
La CHIESA di SANTA MARIA di MONTEVERGINELLA, con annesso monastero, fu fondata nel 1314 dal protonotario del Regno Bartolomeo di Capua. Costui, nello stesso anno, donò all’abbazia di Montevergine un suo palazzo insieme con la chiesa da lui edificata e si preoccupò di chiedere all’arcivescovo di Napoli la piena esenzione. Il monastero ricevette numerose donazioni e divenne, dopo quello di Montevergine, il più importante della congregazione; nel 1611 fu elevato ad abbazia da papa Paolo V. Nei secoli successivi furono fatti diversi lavori, importantissimi quelli fatti eseguire dall’abate Gallo Gallucci nel 1708; nello stesso secolo vi curò la decorazione l’artista Domenico Antonio Vaccaro. Dopo la soppressione del 1807, la chiesa fu concessa ai Chierici Regolari Minori e poi ad altre congregazioni religiose. In una carta della busta n. 448 dell'Archivio di Montevergine è presente un timbro con nel mezzo lo stemma di Montevergine e la scritta nel bordo esterno: BIBLIOTHECAE MON VIR NEA, con una nota manoscritta: “Dato da questo Monistero di Alto Spirito vulgo di Montevergine di Napoli questo di 27 Gennajo 1796: in atto di S. Visita f. …D. Agostino Pagano segretario della Congregazione.
(Giovanni Mongelli, L'Archivio storico dell'abbazia benedettina di Montevergine, Inventario, v. 2., 1974; Vincenzo Regina, Le chiese di Napoli..., 2004); Archivio Possessori della Biblioteca Nazionale di Napoli
PID: NAPP000350
Collocazione:
Monastero di S. Maria della Visitazione - S. Maria La Nova - S. Maria delle Grazie <Marigliano>
Personale/collettivo: Collettivo
Forma di rinvio: S. Maria della Visitazione - S. Maria della Nova
Codice: TC Timbri conventuali e di ordini religiosi
Descrizione:
Timbro (sul frontespizio): S. M. DELLA NOVA DI MARIGLIANO
S. MARIA DELLA VISITAZIONE - S. MARIA LA NOVA - S. MARIA DELLE GRAZIE
La nascita del monastero di Santa Maria della Visitazione di Marigliano può essere fatta risalire al testamento di Orlando Menescalco, di Marigliano, il quale il 10 dicembre 1292, lasciò a Montevergine le sue case con corte e orto contiguo, site in Marigliano, e le sue case o taverne davanti alla porta del paese, stabilendo che in esse venisse edificata una chiesa e un ospedale per quattro poveri, con letti, coperte ecc.: come pure lasciava tutte le terre che possedeva in Faibano e in Marigliano (Reg. 2532). Montevergine poté entrare in possesso di questi beni solo 4 anni dopo, a causa dell’opposizione del conte di Acerra, per intercessione di Filippo, principe di Taranto. A partire dal XVII secolo si è sviluppata una storiografia che vuole il primo insediamento verginiano in zona come risalente al 1134, secondo quando riportato dall’abate generale di Montevergine, Giovanni Giacomo Giordano nelle “Croniche di Monte Vergine”. Pubblicate a Napoli nel 1649, in esse il Giordano afferma che re Ruggiero donò alcune terre in Castelcisterna a S. Guglielmo dove vi edificò una chiesa con poche celle che furono utilizzate per poco tempo dai monaci, a causa del luogo insalubre posto accanto alla strada, dove erano vessati dai soldati e da briganti; lasciato questo posto i verginiani si spostarono circa di due miglia nel paese di Marigliano, dove si godeva di aria buona e di silenzio ed è qui che fu edificata una chiesa chiamata Santa Maria delle Grazie. Tuttavia, prima del XIV secolo non si hanno documenti certi per poter affermare che sia veramente esistito un monastero verginiano in Castello di Cisterna o nel territorio di Marigliano, anche se in quella zona Montevergine aveva interessi economici (Reg. 1410) e vassalli (Reg. 2131: bolla di Urbano IV, del 13 gennaio 1264).
La denominazione di S. Maria della Visitazione è quella più antica risalente alla prima chiesa edificata a seguito del testamento del Menescalco; in seguito la chiesa fu spostata e assunse il nome di S. Maria la Nova, come la troviamo citata per la prima volta nella sacra visita dell’abate Perugino nel 1594. Infine, dalla metà del XVIII secolo assunse il nome di S. Maria delle Grazie.
Per tutto il corso del XVI secolo si susseguono lavori di ricostruzione, ampliamento e consolidamento del monastero, ed è probabile che S. Maria la Nova, sia quella edificata da fra Cola da Sanseverino, come attesta l’abate Izzi.
Il 19 maggio 1611 il monastero fu elevato ad abbazia, con bolla di Paolo V, e rimase tale fino alla soppressione napoleonica; era dotato di una cospicua biblioteca ad uso monastico.
Dopo la soppressione del 1807, l'archivio del monastero fu trasferito in parte alla casa madre di Montevergine, in parte all'Archivio di Stato di Napoli, mentre gli altri beni dell’ordine e lo stesso monastero divennero proprietà della Generale Direzione dei Demani che li trasferì al comune. Dopo l’unità d’Italia, fu adibito a scuola e negli anni Trenta del Novecento divenne sede definitiva del Comune di Marigliano, che provvide al restauro e alla realizzazione della nuova facciata neoclassica, ad opera dell’ingegnere Fausto Iodice. Dopo il terribile terremoto del 1980 al complesso sono stati apportati necessari interventi interni, che tuttavia ne hanno alterato l’aspetto architettonico. .
A seguito del nostro ritrovamento del timbro della congregazione di S. Maria della Nova, posto su una nota di possesso del volume “De i difetti della giurisprudenza trattato di Lodovico Antonio Muratori … 1743”, si evince che anche se la chiesa nel Settecento si chiamasse ormai S. Maria delle Grazie, i monaci bibliotecari continuassero a usare sui volumi il vecchio timbro della congregazione.
(Giordano G. G., Croniche di Monte Vergine, Napoli 1649)
(Le Dipendenze verginiane nel periodo angioino. Mostra bibliografico-documentaria. Catalogo, Montevergine, 2003, pp. 15-19)
(Mongelli G., L'Archivio storico dell'abbazia benedettina di Montevergine : inventario, v. 2, Gli archivi dei monasteri verginiani, Roma 1974, pp. 107-108)
(Rinaldi G., I Verginiani a Marigliano e la chiesa di S. Maria la Nova, sede dell'arciconfraternita del SS. Sacramento, Marigliano 2002)
PID: NAPP003321
Collocazione:
Mongelli, Giovanni
Personale/collettivo: Personale
Codice: TP Note, dedica, postille e note di possesso manoscritte
Descrizione:
Padre GIOVANNI MONGELLI nacque a Tufo (Avellino) il 10 luglio 1915. All'età di 12 anni decise di avvicinarsi alla vita religiosa entrando nella scuola del Monastero Benedettino di Montevergine, dove ebbe come professore di filosofia l’abate Giuseppe Ramiro Marcone, che successivamente lo indirizzò verso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo in Roma dove conseguì la laurea in Filosofia. Fu ordinato presbitero il 29 giugno 1939. Cominciò ad insegnare materie filosofiche e teologiche a Montevergine e presso il Monastero di Noci (Bari).
Nominato archivista e bibliotecario, avviò lo studio sistematico della immensa raccolta delle oltre 7000 pergamene di Montevergine dando alle stampe, tra il 1956 e il 1962, il Regesto delle pergamene, che rimane uno strumento insostituibile per orientarsi nel vasto patrimonio del Monastero di Montevergine. Si dedicò inoltre al riordino del materiale cartaceo dell'archivio dell'abbazia, pubblicando dal 1974 al 1980 i volumi di inventario L'archivio storico dell'abbazia benedettina di Montevergine, nella collana Fonti e studi di storia legislazione e tecnica degli archivi moderni.
Tra le sue pubblicazioni bisogna ricordare gli otto volumi della Storia di Montevergine e della Congregazione Verginiana (1965-1978), Tufo: profilo storico della vita civile del comune (1963 e 1979), la Storia di Mercogliano: dalle origini ai nostri giorni (1979), il Profilo storico del Goleto dalle origini ai nostri giorni (1985), la Storia civile di Altavilla Irpina dalle origini ai nostri giorni (1990), il Profilo storico delle diocesi irpine (1994), curò l’edizione critica della Legenda de vita et obitu S. Guilielmi, il prezioso codice manoscritto – custodito presso la Biblioteca di Montevergine - in cui vengono narrati la vita e i miracoli del fondatore di Montevergine, san Guglielmo da Vercelli, patrono d’Irpinia. Pubblicò su prestigiose riviste italiane ed estere numerosi articoli sulla spiritualità delle congregazioni monastiche. Scrisse le Costituzioni di alcuni Istituti di suore secondo le norme del nuovo Codice di Diritto Canonico.
Nel 1976 fu insignito della medaglia d’argento dell’Accademia Tiberina di Roma, che lo iscrisse nel suo albo accademico come socio onorario; il suo nome da accademico è Aristarco Millengo. Fu, con padre Placido Mario Tropeano (direttore della Biblioteca di Montevergine fino al 2008), tra i prestigiosi storici della nuova famiglia monastica verginiana, ai quali seguiranno gli studiosi che hanno contribuito a incrementare la notevole bibliografia su Montevergine.
Morì a Montevergine il 29 agosto 1995.
Nota manoscritta: p. d. Gio. Mongelli O. S. B. 21/IX/52
PID: NAPP002134
Collocazione:
Montefuscolo, Onorato <fl. sec. 17>
Personale/collettivo: Personale
Codice: TP Note, dedica, postille e note di possesso manoscritte
Descrizione:
Nota manoscritta (sul frontespizio): D. Honoratj a Mercuriano
ONORATO MONTEFUSCOLO, di Mercogliano, monaco corista di Montevergine. Nel 1606 effettuò la professione; nel 1608 studente a Montevergine, nel periodo 1611-1612 studente a Napoli. Nel periodo 1613–1617 fu sacerdote a Capua (Caserta), Napoli, Montevergine, nel 1625 vicario a Capua. Negli anni 1626–1634 fu sacerdote a Napoli, Arienzo (Caserta), Montevergine, nel 1635 pro-procuratore a Mirabella (Avellino). Il Necrologio Verginiano ne riporta la morte nel 1635
(Archivio di Montevergine, documenti manoscritti famiglia monastica di Montevergine)
PID: NAPP000513
Collocazione:
Montevergine
Personale/collettivo: Collettivo
Codice: TP Note, dedica, postille e note di possesso manoscritte
Descrizione:
vedi:
Monteverginella
Personale/collettivo: Collettivo
Codice: TC Timbri conventuali e di ordini religiosi
Descrizione:
vedi:
Non identificati
Personale/collettivo: Collettivo
Codice: TC Timbri conventuali e di ordini religiosi
Collocazione:
Timbro non identificato, di forma ovale, in inchiostro nero, 30x24 mm
Paolucci, Basilio <fl. 1600>
Personale/collettivo: Personale
Codice: TP Note, dedica, postille e note di possesso manoscritte
Descrizione:
Nota manoscritta (sul frontespizio): D. Basilio Paolucci a Monte.ne. Monte Vergine
BASILIO PAOLUCCI, di Montefalcione (Avellino), monaco benedettino di Montevergine, nel periodo 1586–1589 fu studente a Montevergine; nel periodo 1590-1591 sacerdote a Montevergine; nel 1597 vicario a Napoli; nel 1599 vicario a Candida (Avellino), poi a Lauro (Avellino), Petina (Salerno), Mirabella (Avellino). Ne 1611-1612 procuratore in Prata (Avellino); negli anni 1614-1621 priore di Petina (Salerno), Cervinara (Avellino), Palma (Salerno), nel 1622 priore di Castelbaronia (Avellino)
(Archivio di Montevergine, documenti manoscritti della famiglia monastica di Montevergine)
PID: NAPP000025
Collocazione:
Parascandolo, Giuseppe Maria
Personale/collettivo: Personale
Codice: TP Note, dedica, postille e note di possesso manoscritte
Descrizione:
Stemma applicato sulla carta di guardia, mm 80x60; scudo araldico coronato; nel mezzo due leoni rampanti, di profilo, reggono una lettera "A", sormontata da tre stelle; in basso: Inter libros Iospehi Mariae Parascandolo Antecessoris regii A. L. N.
GIUSEPPE MARIA PARASCANDOLO, archeologo e grecista italiano. Canonico, nato a Napoli, si occupò di lingua greca, che insegnò a diverse leve di futuri archeologi, tra i quali Bernardo Quaranta e Giustino Quadrari. Tenne la cattedra di storia dei concili nell’Università di Napoli, fu socio dell’Accademia Ercolanese e dal 1822, nominato, con decreto di Ferdinando I, lettore dei papiri di Ercolano. Nel decreto si attesta che Ferdinando I, su proposta del Consigliere di Stato, fa sì che siano presenti allo svolgimento ed alla interpretazione dei papiri ercolanesi quattro interpreti oltre al sovraintendente, anche Giuseppe Maria. Morì a Napoli nel 1838; tra le sue opere si ricordano L’illustrazione di un marmo greco rappresentante le Cariatidi, pubblicata nel 1817 e le due Orationes del 1833.
(Giuseppe Castaldi, Della regale accademia ercolanese, In Napoli 1840; Egisto Bragaglia, Gli ex libris italiani, 1993, n. 944)
PID: NAPP000041
Collocazione:
Peluso, Luigi Vincenzo
Personale/collettivo: Personale
Codice: TP Note, dedica, postille e note di possesso manoscritte
Descrizione:
Nota manoscritta sul frontespizio: D. Luigi Peluso
PELUSO LUIGI (VINCENZO), nato il 20 luglio 1910, entrò in alunnato nell’ottobre del 1922. Ricevuta la vestizione nel 1926, e ottenute le varie professioni, fu ordinato sacerdote nel 1934. Alla fine degli anni 30 fu cappellano militare del distretto di Udine e ritornato in monastero ricoprì diversi uffici. Negli anni 70, dopo una breve parentesi nella nuova fondazione di Monte Sant’Angelo, svolse attività di docenza nella scuola media e del ginnasio a Loreto dove si spense il 26 dicembre 1993.
PID: NAPP002131
Collocazione:
Pignatelli, Giovan Battista
Personale/collettivo: Personale
Codice: EL Ex libris
Descrizione:
Cartiglio rettangolare avorio (sul contropiatto anteriore), con ex libris figurato (72x180 mm): Ex Bibliotheca Principis Marsici Novi; la dea Minerva, armata di scudo ornato con la spaventosa testa della gorgone Medusa e la lancia, è appoggiata ad un'erma con protomi di ariete, al centro della quale v'è lo stemma araldico della famiglia Pignatelli col collare di S. Gennaro e con la corona dei principi del S.R.I.; accanto all'erma due putti seduti accarezzano un mucca distesa; dietro all'erma un albero possente e sullo sfondo una città con un ponte su un corso d'acqua Marsiconovo?
GIOVAN BATTISTA III PIGNATELLI (1740-1805), 2° principe di Moliterno, 4° Principe di Marsiconovo, 6° Principe di Montecorvino; Diplomatico, (ambasciatore a Torino di re Ferdinando IV), decorato dell’ordine di S. Gennaro nel 1796, sposò nel 1772 Maria Luisa d’Avalos d’Aquino d’Aragona dei principi di Pescara.
I Pignatelli hanno avuto la qualifica di Nobili in Roma, Venezia, Sicilia, Spagna e Messico. Hanno vestito l'abito di Malta dal 1420 e occupato alti uffici nella Chiesa e nello Stato. Insigniti del Toson d'Oro nei rami di Monteleone-Terranova e di Strongoli e del Grandato di Spagna di prima classe nelle linee di Monteleone-Terranova, Belmonte, Strongoli, Fuentes. Principi del S.R.I. nei rami di Belmonte (1723), Monteleone-Terranova, Strongoli, Fuentes e Cerchiara (1648). Tra i personaggi più illustri contano Papa Innocenzo XII, al secolo Antonio Pignatelli dei Marchesi di Spinazzola, 242° Papa della Chiesa Cattolica.
(Bragaglia E., Gli ex libris italiani, n. 1093)
(Candida-Gonzaga B., Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, vol. 4, pp. 174-191)
(Flavia L., Girolamo Pignatelli in «Dizionario Biografico degli Italiani», Volume 83, 2015)
>Giovanni Battista III Pignatelli, nel sito: https://www.principeditricase.com/principe-di-tricase/pignatelli, ultima data di consultazione 29 novembre 2022
>Catalogo generale dei Beni Culturali, Stemma gentilizio della famiglia Pignatelli, palazzo Pignatelli, Marsico Nuovo, Potenza, ultima data di consultazione 29 novembre 2022
PID: NAPP003333
Collocazione:
Pirone Amato
Personale/collettivo: Personale
Codice: TP Note, dedica, postille e note di possesso manoscritte
Descrizione:
Nota manoscritta (sul frontespizio): In uso di d. Amato Pirone O.S.B. di Montevergine
AMATO PIRONE, nome secolare Edmondo, nacque ad Avellino il 24 ottobre 1881, da Gaetano Pirone e Grazia Maria Francesca Accomando. Quella di Gaetano Pirone fu una famiglia numerosissima e tra i fratelli di Edmondo va ricordato il primogenito, il medico Raffaele, che divenne Console d'Italia nella Russia rivoluzionaria. Qui fu imprigionato e infine liberato grazie anche all'intercessione ottenuta dall'altro fratello, l'avvocato Edoardo, presso lo Stato Italiano e presso il Vaticano. Edmondo, compiuti gli studi nel Ginnasio di Avellino, il 19 dicembre 1898 entrò nell'alunnato Benedettino di Montevergine, con il nome di Amato, in onore del patrono di Nusco, dove lo zio paterno, Monsignor Michele Arcangelo, era stato da poco nominato Vescovo. Dopo la vestizione, avvenuta il 28 marzo 1901, don Amato Pirone emise i voti semplici e nel 1904 vi fu la cerimonia della Professione solenne. Il 30 novembre 1907 fu ordinato sacerdote proprio dallo zio vescovo e divenne prima Vice Prefetto dei Probanti e contemporaneamente e fino al giorno della sua malattia, Sacrista della Cattedrale di Montevergine e della Cappella di Loreto; fu anche insegnante di storia e geografia nel Seminario Salernitano, allora con sede nella Badia di Montevergine. Morì a soli 37 anni il 19 settembre del 1918, falcidiato dalla grave epidemia influenzale che colpì tutta l’Europa, conosciuta come la “Spagnola”.
(Archivio di Montevergine, busta 540)
(Massaro A., Raffaele Pirone : il dottor Zivago d'Irpinia, 2002)
(Pirone R., Ricordi di Russia : 1902-1920, Milano 1966)
PID: NAPP002219
Collocazione:
Pirone, Michele Arcangelo <1840-1909>
Personale/collettivo: Personale
Codice: TE Timbri di enti laici e persone
Descrizione:
Timbro (sul frontespizio), rotondo, diametro mm 38; scudo in fregi con tre file di fiocchi, nel mezzo un albero sormontato da tre stelle; nella cornice: M. Arcangelus episcopus nuscanus
MICHELE ARCANGELO PIRONE, nato ad Avellino il 7 luglio 1840, fu eletto vescovo di Nusco il 30 novembre 1896. Di animo buono e caritatevole fu l’amico ed il difensore dei poveri, per cui si procurò molti nemici nel clero e nei signori del tempo. Colto, soprattutto nella lingua greca e latina, portò un soffio di vita nuova nel seminario, ove egli stesso insegnava, collaborato da valenti professori. Nella sagrestia del duomo di Avellino è conservata una tela di mediocre fattura del vescovo Pirone e nell’ipogeo della chiesa di Montemarano rimane il decreto vescovile relativo alla terza traslazione delle ossa di san Giovanni da Nusco. Alcuni sacerdoti iniziarono una campagna diffamatoria contro il vescovo insultandolo pubblicamente ed affrontandolo a mano armata. Da quel momento la fibra del vescovo Pirone non resse più, cadde in una profonda malinconia. Morì il 5 febbraio del 1909, in Avellino, nella sua casa di abitazione, in via Costantinopoli e fu sepolto nel cimitero comune. Anche dopo la morte, la sua memoria non fu lasciata in pace. L’autorità giudiziaria iniziò un’inchiesta, per scoprire l’autore di alcuni versi diffamatori, pubblicati su cartoline e diffusi anche all’estero contro il vescovo. Gli autori furono identificati, ma il processo fu archiviato, perché gli eredi del religioso preferirono lasciare in pace la memoria del loro familiare.
(Giuseppe Passaro, Cronotassi dei vescovi della diocesi di Nusco, Napoli 1975)
PID: NAPP000021
Collocazione: